Kaizen, «cambiare in meglio» è un’attitudine naturale, presente in ciascuno di noi. Infatti ovunque la vita ci porti, iniziamo a lavorare incessantemente per cambiare in meglio la nostra condizione, quella di chi ci sta vicino e poi della società, l’ambiente. Toyota, con i suoi pionieri, il giapponese Taiichi Ohno e l’americano William Ewards Deming hanno trovato il modo di applicare questa attitudine in un ambiente di lavoro, una fabbrica, un’azienda. Masaaki Imai ne ha svelato al mondo il segreto con il libro «Kaizen» del 1985. Da allora l’attitudine naturale Kaizen ha trovato applicazioni in tantissimi ambiti. Anche nella vita di tutti i giorni, come vi riassume l’infografica sotto.

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Ed ecco quindi le quattro fasi: plan, do, check, act, utili a pianificare l’esperienza quotidiana in ottica di miglioramento continuo. Si parte sempre da un piano: questo – per essere solido – deve partire dalla identificazione di uno o più obiettivi veramente importanti e si sviluppa dall’analisi “onesta” della situazione esistente. Una volta individuate le aree della vita che si vogliono migliorare, si può passare alla generazione di azioni alternative per aumentare le possibilità di scelta.

Subito dopo è necessario staccarsi dalla trappola della «pia illusione»: agire subito, passando così dal desiderio all’azione. Cominciare con poco e poi costruire nel tempo. Ma il miglioramento continuo è fatto anche di una costante verifica dei risultati apportando le correzioni necessarie: ciclicamente occorre fare il controllo di quanto è stato portato a termine e dei risultati ottenuti. Ottenuti i primi miglioramenti occorre stabilizzare i risultati consolidando i nuovi standard: una migliore performance si può ottenere solo elevando i propri standard.

Anche in questo caso il punto di arrivo diventa il punto di partenza per il prossimo miglioramento. Per continuare a migliorare, sempre.

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