«Un’azienda è innovativa anche quando il suo portinaio lo è». E se coinvolgi le persone all’interno della fabbrica, tutto il resto viene da sé. A dirlo è Mario Carraro, l’imprenditore che ha fatto grande il Carraro Group. Dimostrando, in un’intervista al magazine online Informazione Senza Filtro, di avere, a 88 anni, energia da vendere, oltre a idee chiare sul futuro dell’industria italiana. Carraro è uno dei precursori italiani del miglioramento continuo. Nelle aziende del suo gruppo fare Kaizen è un qualcosa di comune da quasi quarant’anni.

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Ed è proprio lui a ricordarlo nell’intervista. «Nelle aziende non dovrebbe esserci un innovatore – dice – – perché è l’azienda in sé che deve essere innovatrice in tutto il suo insieme. Da quando negli anni ’80 introducemmo il Kaizen (prendendo persino un premio qualità Ford nel 1988), il mio principio è sempre stato che un’azienda è innovativa quando anche il suo portinaio lo è. Ho imparato col tempo che realizzarlo è difficilissimo perché la gente che lavora per te ti asseconda e basta se non li coinvolgi rendendoli parte attiva. Il top-down è sempre fondamentale se inteso come riconoscimento reciproco».

Un’intervista schietta, durante la quale Carraro non fa sconti. Neanche a se stesso. Pur dimostrando di aver mantenuto la voglia di cambiare in meglio. «Io oggi faccio fatica a parlare della nostra industria, sono troppo condizionante e non sono più neanche nel CdA del Gruppo Carraro – ricorda – Così è giusto che me ne stia fuori e se tornassi indietro lascerei prima. Bisogna lasciare per tempo o comunque cambiare funzioni, è giusto così. Ho sempre mantenuto per fortuna uno spirito innovativo, lo so di averlo persino adesso a questa età, ma non sono mica più sicuro della mia intelligenza con gli anni che ho adesso. Arriva un tempo in cui solo gli altri possono dirti e farti capire se sei ancora lucido. A me mancano tutti i nomi e benedetto iPhone che mi aiuta con la rubrica dove spesso aggancio i ricordi per arrivare al nome che cerco. Non sono così disastrato ma il tempo ci rende per forza diversi da quello che eravamo e quando in azienda hai un peso forte, ma non riesci più a dare una continuità, devi andartene. Nei prossimi sei mesi compirò 88 anni e poi mentalmente mi preparerò ai successivi primi sei mesi degli 89. Non mi spaventa invecchiare perché ho sempre tenuto con me le cose che amo: la scrittura, la lettura e la musica. Se ti porti nel tempo le cose che ami, il tempo non ti fa niente».

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